Pubblicato in: InformaPensieri

Intervista a Nadia: La Vocazione Letteraria

Buon pomeriggio lettori,

Siete pronti per una nuova puntata dell’InformaPensieri?

Non credo🔥

 

Oggi ho il piacere di portare sul blog una donna che ispira nella vita di tutti i giorni e che spero possa ispirare anche voi.

Vi lascio all’intervista che ho fatto a Nadia Zappulla.

 

 

 

 


 

 

INTERVISTA A NADIA

 

Ci dici chi sei?

Mi chiamo Nadia, sono nata a Bari ma attualmente vivo in Belgio (dopo aver trascorso sei anni in Uk), ho compiuto studi letterari e mi occupo di creazione di contenuti sui social, correzione di bozze ed editing di scrittori emergenti, realizzo anche illustrazioni in digitale e tradizionale.

 

 

Qual è la tua più grande passione?

La mia più grande passione è sempre stata quella di leggere e recuperare libri poco conosciuti, ignorati e abbandonati in giro per mercatini dell’usato, negozietti e biblioteche polverose! Al secondo posto, scrivere.

 

 

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Nel tempo libero mi piace scrivere, occuparmi di disegno, di cartoleria, journaling, DIY e creatività a più livelli. Adoro ascoltare musica per ricaricare le energie e ogni tanto meditare con Tarocchi e I-Ching.

 

 

Noi sappiamo che tu hai un canale Youtube, ci dici con quale scopo l’hai creato?

Ho creato il canale Youtube perché mi sentivo sola. Ero da poco arrivata in UK, avevo intorno a me una disponibilità di libri gratuiti o a poco prezzo che mai avevo avuto in tutta la mia precedente vita italiana e non sapevo con chi parlarne o condividere. Così, dato che Youtube stava prendendo piede, dopo aver visto i video di una ragazza australiana che parlava di libri – Little Book Owl – ho deciso di aprire il mio canale e farmi avanti, parlando dei libri che stavo leggendo, per trovare amici con cui parlare.

In seconda istanza, l’ho aperto anche per migliorare le mie abilità di esposizione orale, anni fa molto mediocre rispetto ad adesso. Penso che il canale YT sia una delle poche cose intraprese che mi abbia portato esattamente dove volevo, con solo punti positivi e nessuno negativo!

 

 

In uno dei tuoi ultimi video ci racconti di un libro che tratta l’argomento vocazione, ce lo introduci?

Il video in questione parla di un celebre saggio di James Hillman, psicologo americano seguace di Jung: il Codice dell’Anima. È un libro scritto per i non addetti, in cui Hillman racconta le sue teorie sull’esistenza del daimon, una spinta invisibile che ci conduce a trovare il nostro percorso di vita sin da bambini. Racconta le vite di molti personaggi celebri, mostrando come il daimon abbia agito silenziosamente su di loro, mettendo sulle loro strade difficoltà, ostacoli, paure e maestri di ogni sorta. Tutto questo è utile per capire cos’è che dona senso e pienezza alla nostra esistenza.

 

 

 

 

Cosa pensi delle persone che non credono che la vocazione esista e che il futuro sia frutto di scelte opinabili?

Che dovrebbero leggere il capitolo di quel libro che parla della mediocrità. Il capitolo illustra come la nostra vocazione possa trovarsi in qualsiasi cosa che ci riguardi, che non parli assolutamente della professione o del lavoro che ci fa guadagnare. Che la vocazione non ci rende celebri – semmai quello è il caso, spesso la volontà interiore, molto più spesso le reali possibilità concrete – ma ci rende unici ed è questo il motivo per cui è impossibile negarne l’esistenza.

 

 

Ci racconti il momento in cui hai sentito che la tua vocazione ti chiamava?

Sicuramente mi è successo da bambina, quando mi perdevo a leggere libri della biblioteca di mia madre e quando ho iniziato a scrivere per la prima volta le pagine di una storia da me inventata. Ricordo quanto mi rendesse felice fare tutto questo ed è ancora così.

 

 

Ci racconti la tua storia scolastica? 

Ho frequentato il liceo scientifico, perché credevo di essere brava in matematica e nelle materie scientifiche, oltre che in quelle umanistiche (che comunque già preferivo), ma cinque anni di orrori e abusi psicologici hanno totalmente cancellato la mia voglia di studiare qualsiasi cosa e di apprezzare il senso dell’educazione scolastica. Sono finita per studiare solo tutto ciò che non mi costava fatica e dispendio energetico – dal momento che per il resto il mio percorso è stato di totale odio per la scuola e per i miei compagni di classe, e l’odio consuma chi lo prova e che mi rendeva felice subito. La mia pagella tipo era piena di 2 e 3 che giravano intorno al troneggiante 10 in Letteratura Italiana. Se non è stata vocazione questa, non saprei cos’altro.

Poi mi sono iscritta a Lettere, perché era il mio sogno, ma mentre frequentavo ho iniziato a lavorare per pagarmi gli studi e ho trovato molto difficile fare entrambe le cose, così alla fine ho interrotto gli studi, tra l’altro molto deludenti rispetto alle mie aspettative. Dopo cinque anni di lavoro, sono stata licenziata e mi sono trasferita in UK. Da lì, ho deciso di riprendere gli studi, ma non è stato facile. Adoro le materie letterarie, ma non sono proprio portata per gli esami orali e le situazioni di forte stress sotto sessione. Mi piace studiare, ma non quando c’è un fine che mi porta a essere giudicata in una manciata di minuti su studi di anni interi.

 

 

Con quali criteri hai scelto il tuo percorso?

Ho analizzato le possibilità universitarie e capito che mi interessava soltanto studiare Lettere. Non vedevo l’ora di trovarmi in un luogo traboccante di cultura umanistica, colmo di gente appassionata come me con cui discutere, collaborare, creare. Non avevo considerato l’unico criterio che ha vanificato ogni cosa: il posto. Le università del sud sono penose.

 

Hai seguito il cuore o il cervello durante la tua scelta su cosa fare nella vita?

Nel mio caso il mio cuore è il cervello. Ma anche così, la scelta su cosa fare nella vita è stata pesantemente deviata da eventi esterni imprevedibili. 

 

 

Quanto e come hai seguito il cuore? Ed hai seguito il cervello solo sull’aspetto di un futuro lavorativo?

In realtà, quasi tutte le professioni che ho svolto sono state scelte per costrizione. Avevo bisogno di soldi e mi sono adattata. E questo non è cuore, né cervello. È stato puro e semplice bisogno, che è la cosa che non dovrebbe mai portarci a fare una scelta, perché sarà sempre sbagliata. Adesso mi sto ingegnando con le mie attività preferite, che sicuramente mi soddisfano di più sul pian personale, ma non soddisfano le mie tasche. Spero di trovare un giorno un punto medio tra questi due estremi.

 

 

Secondo te, qual è la caratteristica personale più importante da prendere in considerazione quando si fa una scelta così importante? 

Costanza. Chi molla è destinato a perdere al 100%. Non mollando, almeno hai la certezza di aver ridotto le possibilità di fallimento.

 

 

Quali sono i lati positivi del percorso di studi che hai intrapreso? 

Il percorso di studi che ho intrapreso mi ha tolto 10000 punti vitalità, mi ha fatto ammalare di colon irritabile e mi ha dilaniata a tal punto che sono finita dalla psicologa per non farmi schiacciare, ma mi ha fatto scoprire che sono in grado di farcela da sola con gli studi, coi libri e con l’organizzazione e questo è l’unico lato positivo. Mi ha insegnato che per avere quello che voglio devo imparare a non farmi scavalcare, a combattere, competere e lottare con unghie e denti. Sono cose che ho sempre detestato, ma la vita umana è questo e chi non si allena, soccombe. Avrei voluto che il percorso universitario mi aprisse mondi e possibilità, mi desse occasioni e incrementasse le mie conoscenze con persone simili a me, ma questo non è il compito delle università italiane, purtroppo.

E le cose che cambieresti?

Cambierei il sistema di valutazione degli esami, aprendolo agli scritti e mantenendo la possibilità di sostenerli online anche quando la pandemia sarà finita, per permettere a tutti di poter studiare – lavoratori, donne con figli, persone impossibilitate a muoversi da casa o con difficoltà di salute mentale o fisica. Intensificherei la presenza di psicologi e assistenti sociali, al momento insoddisfacente. Farei andare in pensione i professori anziani e che hanno conservato un metodo di insegnamento non più adeguato. Sottoporrei quelli nuovi a valutazioni psicologiche annuali e corsi di aggiornamento sui metodi migliori di insegnamento, ispirati alle grande università europee.

 

 

Pensi che possiamo essere capaci tutti di superare le difficoltà che incontriamo nel nostro percorso o c’è chi si può far scoraggiare tanto da lasciar perdere tutto?

No, penso che ci sia gente nata e cresciuta a pane e volontà. E altri che necessitino di costanti spinte e stimoli. Purtroppo, fatta eccezione per le somiglianze anatomiche, siamo tutti molto diversi e la nostra diversità ci porta ad assumere ruoli diversi in società. Per tanti che si arrendono, c’è qualcuno che la spunta. A volte non è solo questione di volontà interiore. I fattori esterni hanno peso, così come il caso e l’aiuto altrui.

 

 

Nadia, ci consigli come/dove trovare i nostri Maestri?

I Maestri sono ovunque, sono loro a trovare noi. Sono nei libri, sono il vicino di casa che ti racconta qualcosa che ti fa sorridere, sono il signore che ti porta il caffè al bar, sono talvolta gli insegnanti di scuola, talvolta quelli in palestra, talvolta gli sconosciuti con cui chiacchieriamo una volta e che non rivediamo più. La cosa importante è tenersi sempre aperti alle esperienze e non chiudersi mai a ciò che ci sembra “non in linea” con l’indirizzo che pensiamo di voler dare alla nostra vita. Non si sa mai!

 

 

Hai un libro/ film/ serie tv/ album musicale/ o qualsiasi altra opera d’arte da consigliare a chi sta cercando la propria vocazione? Un piccolo posto artistico dove se ne può trovare un po’?

Sicuramente la biblioteca è uno di questi posti. Viaggiare può anche essere di aiuto.

Per quanto riguarda le letture consigliate, per me i libri imprescindibili sulla vocazione sono il Diario di Hetty Hillesum, il già citato libro di Hillman, i libri dei grandi romanzieri russi, che meglio di chiunque sono stati in grado di descrivere la sofferenza – specialmente i russi sovietici (Gazdanov, Pasternak, Akhmatova, etc…) – e l’amore per la vita e la libertà. La Commedia di Dante è un percorso incredibile di scoperta della propria esistenza e come tale andrebbe letta al giorno d’oggi, senza troppi noiosi fronzoli del passato. Le poesie di Eugenio Montale sono anche una lettura rivelatrice, così come tutte le opere di Jung, specialmente la sua biografia, in cui discute la vocazione e la capacità di mettersi in contatto e sintonia con il proprio vero Io.

Per quanto riguarda l’arte, le opere di Bosch, di Munch, di Kandinskij, di Klee, di Turner e Klimt, ricche di ispirazione per trovare sé stessi.

Musicalmente parlando, i Pink Floyd su tutti: nessun viaggio è veramente tale senza di loro.

 

 

 

 

I CONTATTI DI NADIA:

Il suo canale Youtube 

La sua pagina Instagram e il suo Instagram dedicato alle illustrazioni

Il suo blog! E la sua Pagina Facebook 

 

 


 

 

 

Per oggi abbiamo finito qui!  Vi chiedo di condividere l’articolo sui vostri social usando gli hashtag #InformaPensieri e #P4MHBlog e se lo fate su Instagram taggatemi cosi posso andare a dare un’occhiata!

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Autore:

Blogger e studentessa. Iper appassionata di millemila cose. Donna dall'umore super instabile. 🧠Attivista per la salute mentale 💪Femminista intersezionale 🎨INTJ

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