Pubblicato in: Miscellanea, Poesie

Blood on Me – Self-injury Awareness Day 2023

Come ogni anno P4MH si impegna a ricordarvi che oggi -1 Marzo- è la Giornata per la Sensibilizzazione sull’Autolesionismo.

Argomento a me caro perchè sono stata autolesionista io stessa, per oltre dieci anni, e vorrei si parlasse più spesso di questo tema quasi sempre bistrattato.

Quest’anno, vi lascio ad una poesia scritta in un momento in cui nella mia memoria viaggiavano ricordi…

Guardati, stai sanguinando.
Guarda, guarda, ti sta uscendo sangue dalla testa.
Guardami, mi sto sporcando di sangue.

Guardami, stai morendo.
Guardami, ti prego.
Stiamo morendo insieme.

Mi alzo.
Sono stanca di tutto questo sangue.
Sono stanca di stare a guardare.
Sono stanca.

Mi alzo e lascio che l’acqua fredda cancelli il sangue dalle mie dita.
Sono stanca di tutto questo sangue.
Tu, io, lui, tutti.
Non c’è n’è uno che non ho dovuto guardare sanguinare.

Tu ti sei suicidato col sangue.
Tu, altro, hai sanguinato non per tua colpa ma alla fine ti sei salvato.
Io, poi, ho sanguinato per anni ed anni.
Ho lasciato che scorressero gocce sul pavimento mentre sentivo l’adrenalina di essermi tagliata.

Quell’altro ha fatto un macello di sangue.
Mi ha fatto mettere le mani nei capelli.

Ed ora te.
Sanguini addosso a me con un sorriso da pazzo felice.
Vuoi farmi vedere quanto soffri.
Per colpa di tutto il mondo e di me.
Sanguini.
Mi guardi con gli occhi spenti come un cazzo di televisore a tubo catodico ed io mi prendo il viso per la disperazione.

Mi sporco tutto il viso.
Del tuo, maledetto e amato, sangue.

Eh guardati cazzo, non morire!
Chiudi le ferite!
Alzati, vivi. Cazzo, vivi.
Non morire.
Non sanguinare, basta, non ne posso più.
Mi basta vedere me stessa sanguinare ogni mese.
È una cosa naturale amo, ma il sangue per noi rappresenta il taglio e la goduria di provare dolore.

Solo noi sappiamo cos’è il sangue.

Amo.
Non sanguinare.
Vivi.
Mena, dah.

Autore:

Blogger e studentessa. Iper appassionata di millemila cose. Donna dall'umore super instabile. 🧠Attivista per la salute mentale 💪Femminista intersezionale 🎨INTJ

7 pensieri riguardo “Blood on Me – Self-injury Awareness Day 2023

  1. Ignoravo l’esistenza di una giornata per la consapevolezza sull’autolesionismo, d’altronde sono talmente numerose le giornate mondiali da creare confusione e difficoltà a dare loro la meritata attenzione.
    Non ti nascondo che questa storia del sangue mi ha turbato e fatto venire in mente un libro letto l’anno scorso: “seguimi con gli occhi” di Nadia Galliano, storia di fantasia ma realistica in cui una ragazza con HIV si tagliava in continuazione per “punirsi” dopo aver appreso che il suo ex, a cui aveva INCONSAPEVOLMENTE trasmesso il virus, era morto di AIDS. Morte che sarebbe stata evitabile se lui avesse fatto il test anni prima e invece “a me non succede”, “lei era a posto” ecc.
    Inoltre sia il racconto di Nadia sia il tuo mi hanno portato indietro ai ricordi di ormai 10 anni fa quando mi scoprii HIV positivo e a ogni minima ferita accidentale andavo in panico allontanando chiunque nel raggio di un chilometro; ora sdrammatizzo quelle paranoie esagerate e anzi sui racconti di fantasia c’è “il dissanguatore” come antagonista ma nel 2013 ancora la questione dei farmaci che inibiscono la trasmissione di HIV da una persona all’altra, non era evidenza scientifica.
    L’autolesionismo comunque va ricordato, è ben oltre il sangue e le lamette; se la gente imparasse un po’ di più ad ascoltare il disagio delle persone vicine PRIMA che diventi dolore, PRIMA che le persone si attribuiscano colpe che non hanno cercando di autopunirsi, quanti meno problemi ci sarebbero!
    A parte il tuo blog non conosco persone che abbiano vissuto l’esperienza di ferite autoinflitte ma ho avuto un caro amico che si è lentamente autodistrutto con alcool, droghe, sesso privo di alcuna precauzione e con chiunque, una famiglia giudicante e stigmatizzante, “sei gay morirai di aids” “sei un [dispregiativo a caso]” in continuazione e noi amici abbiamo potuto fare ben poco per lui. A sconvolgerci è stata la risposta che ha dato a me e mio marito quando, all’ennesimo test HIV negativo, dopo avergli ricordato che giocava col fuoco e prima o poi si sarebbe scottato, gli abbiamo chiesto per quale ragione andasse incontro alle malattie quando esistono i mezzi per prevenirle. Profilassi pre-esposizione inclusa.
    “Per sentirmi parte di qualcosa”, diceva; “per sentire che sono ancora vivo e che almeno per i virus sono importante”. Fortunatamente non ha mai preso HIV ma è morto sei mesi fa per incidente in auto dove fra l’altro non guidava lui.
    Imparassimo a far sentire meno delle mmmmerde le persone quando compiono azioni che noi non condividiamo… Quando si capirà che qualunque forma di autolesionismo è una richiesta di aiuto, sarà sempre troppo tardi.
    Grazie di aver condiviso l’esperienza e permettere ai lettori di parlarne apertamente. Alessandro “gifter”, il polo positivo.

    1. Ti ringrazio immensamente per aver condiviso la tua di esperienza, importante come tutte.

      Forse, il tuo amico, in qualche modo, in qualche latenza, era autolesionista.
      Purtroppo le ricerche scarseggiano, ma data la mia esperienza (poca ma c’è), sento molto vicine le sensazioni che vivevo io con quelle che mi raccontano i miei amici ex tossicodipendenti…. sentimenti, pensieri, sensi di colpa, dipendenza dal sistema di autodistruzione… 💔

      1. Di niente, mi piace condividere esperienze se possono essere utili ma resto consapevole che rimangono punti di vista personali senza alcuna pretesa di diventare consigli a chi che sia.
        A proposito di Alberto, non ho le competenze per dire se fosse “autolesionista” o meno; nei suoi occhi vedevo solo un disperato bisogno d’amore solo che non essendo mai stato amato a partire dai genitori, non conosceva tale sentimento e forse in cuor suo sentiva di non meritare niente e nessuno.
        Anch’io sono passato per quella fase da più giovane ma col tempo ho cambiato registro soprattutto dopo che l’HIV mi ha dato una scossa cazzo! Parlando da informatico potrei considerarlo come “un riavvio forzato” uno sprone a volermi più bene di quanto facessi prima. Cose che impari solo dopo aver, per una ragione o l’altra, sbattuto il sedere per terra.
        Un abbraccione, Gifter
        Imperdonabile che ho monopolizzato il profilo alla mia collega. Nulla di illegale, è condiviso, ma di solito nei blog parliamo a nome del Mondo Positivo non a titolo personale; ma a volte serve.

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